La “giusta” direzione che aiuta il Pd

Non sappiamo se la scelta del Caffè Letterario di Via Ostiense a Roma come “location” dell’incontro di oggi pomeriggio promosso da Pippo Civati e dai cosiddetti rottamatori – titolo: “La giusta direzione” – sia casuale oppure no. Coincidenza o contrappasso, noi però ricordiamo che questi stessi locali ospitavano anni fa gli studi di Nessuno tv, minuscola emittente “di sinistra” poi assorbita nella Red tv di Massimo D’Alema, che mesi fa ha chiuso a sua volta i battenti mandando a casa tutti quelli che ci lavoravano.                                                                                                                                     Come l’assemblea di novembre alla Stazione Leopolda a Firenze, anche questo appuntamento al Caffè Letterario è rivolto a coloro che credono nel progetto originale del Pd: partito riformista e popolare, innovatore, radicalmente diverso da ciò che c’era “prima”, nel secolo scorso. A considerarlo oggi quel progetto sembra smarrito, quasi rimosso da un gruppo dirigente preoccupatissimo di cercare alleati da tutte le parti e invece disinteressato a dare testa e gambe all’intuizione orginaria da cui il Pd è nato, a credere prima di tutto in noi stessi. Questa crisi d’identità  trova perfetta espressione nell’insofferenza di tanti dirigenti verso le primarie: mettere in discussione le primarie è come segare il ramo su cui siamo seduti, smentire la nostra ragione sociale fondativa che è nel mettersi alle spalle l’idea di partito novecentesca – gloriosa ma ormai archeologica – sostituendola con un partito degli elettori, di tutti i cittadini che di volta in volta lo scelgono.                                                                                                                                             Anche sul merito della sua proposta politica, culturale, programmatica, il Pd sembra incapace di offrire al Paese posizioni chiare, autonome. E’ così, con totale evidenza, sulla vicenda Fiat. Come tifosi davanti a una partita di cui abbiamo rinunciato ad essere attori, oscilliamo tra gli osanna a Marchionne, elevato al ruolo surreale di eroe riformista e “salvatore della patria”, e la nostalgia dei bei tempi andati della concertazione quando il conflitto sociale sembrava sepolto. E mentre il dibattito qui da noi resta immobile sull’alternativa tra il ricatto della Fiat – “o accettate le nostre condizioni o ce ne andiamo” – e il conservatorismo di chi considera un tabù qualsiasi ipotesi di riforma delle relazioni industriali, nel mondo chi ragiona sul futuro dell’automobile parla di tutt’altro. Qualche giorno fa, per esempio, il ministro dell’industria francesce Eric Besson ha utilizzato pubblicamente l’espressione “guerra economica” riferendosi ad un clamoroso caso di spionaggio industriale che vede coinvolta la Cina ai danni della Renault, la seconda casa automobilistica europea, e che ha per oggetto la ricerca sull’auto elettrica. Ecco, toccherebbe proprio al Pd ricordare alla Fiat, ai sindacati, al governo che la priorità  assoluta se si vuole dare un futuro all’auto prodotta in Italia, e dunque un futuro a chi lavora a Mirafiori e a Pomigliano, è puntare sull’innovazione tecnologica, sui motori ecologici che consumano e inquinano meno, come fanno da anni Renault e Volkswagen. Toccherebbe al Pd dire che se a Mirafiori verranno prodotti, come sembra, Suv e Jeep con motori Chrisler – motori che hanno livelli di consumi e di emissioni inquinanti molto più alti dei pari-gamma europei – questo forse può convenire per qualche anno al Marchionne “americano” ma certamente non è nell’interesse di una Fiat che voglia restare italiana.                                                                           Di questo, anche di questo si parlerà  oggi al Caffè Letterario: non per celebrare la nascita dell’ennesima corrente (ha ragione Matteo Renzi: Dio ce ne scampi), ma per dare un aiuto a rimettere in carreggiata tutto il nostro partito, a fargli ritrovare la “giusta direzione”.
Roberto Della Seta                                                                                                                                       Francesco Ferrante