“Il duro scontro tra Terna ed Enel, che si sta consumando nel silenzio dei rispettivi azionisti pubblici, il Ministero del Tesoro e la Cassa depositi e prestiti, nasconde forse l’ennesimo attacco alle energie rinnovabili? A rimetterci infatti, se Terna si vedesse sbarrata la strada del suo progetto di realizzare le infrastrutture necessarie allo stoccaggio dell’energia (accumulatori, pompaggi) sarebbero innanzitutto le rinnovabili, in quanto non verrebbe utilizzata l’energia poco costosa dei campi eolici o dei pannelli fotovoltaici che nel giro dei prossimi dieci anni potrebbero coprire percentuali sempre crescenti e più significative del nostro fabbisogno elettrico soprattutto nel sud Italia”. Lo dice il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il PD delle politiche relative ai cambiamenti climatici.
“E’ evidente – aggiunge Ferrante – che a Terna, che gestisce la rete, non può essere permesso di produrre o anche solo commercializzare energia per evitare storture in un mercato come quello elettrico che ha bisogno di più liberalizzazione e non certo di un operatore spurio. Ma occorre andare oltre, come del resto chiede ormai da almeno un paio di anni l’Autorità per l’Energia. E’ necessario investire sulla rete, rendere possibile lo stoccaggio dell’energia proveniente dalle fonti rinnovabili e andare finalmente verso la costruzione di quella smart grid indispensabile per il futuro. E’ su questo e più in generale sull’ammodernamento della rete che Terna dovrebbe fare di più. E su questo va sollecitata, mentre sarebbe invece davvero paradossale impedire questo tipo di investimenti solo per tutelare e conservare le attuali posizioni dominanti, un mercato ancora troppo asfittico, e impedire l’apertura a nuovi operatori che invece sulle rinnovabili devono e possono puntare. Questo Governo non brilla certo per spirito di innovazione, specie quando in ballo ci sono le rinnovabili: temiamo che l’esito delle scontro in atto possa risolversi a favore di chi si trova magari in una situazione di indebitamento, da pompaggi e batterie vorrebbe ricavare la più alta utilità marginale, cristallizzando il mercato e non aprendolo alla logica dell’offerta più flessibile, e dunque meno onerosa per il consumatore” – conclude Ferrante.
Roma 20 maggio 2011