Referendum: a concerto Primo Maggio censura da regime cinese

E’  stata  una  censura  da regime cinese quella che ieri ha proibito agli
artisti  di  esprimere  una  propria  opinione  durante il Concerto del  1°
maggio. Appellarsi al rispetto della par condicio per negare la possibilità 
di  parlare di acqua o di referendum è francamente risibile, a meno che non
si  voglia  considerare  Gino  Paoli o il maestro Morricone degli esponenti
politici  e  il  palco  di  San  Giovanni  la  tribuna  politica  di  Jader
Jacobelli”.  Lo  dichiarano  i  senatori  del  PD  Vincenzo Vita, Francesco
Ferrante e Roberto Della Seta.
“Unanimemente  –  continuano  gli  esponenti  del  PD  –  ci si stupisce, e
giustamente  si  disapprova,  quando  dalla  Cina giunge la notizia che una
rockstar  non  ha  potuto  cantare una propria canzone perché censurato dal
regime,   e  analoga  disapprovazione  è  dovuta quando nel nostro Paese si
vieta  ad  un  cantante, che è prima di tutto un cittadino, di esprimere un
proprio pensiero civico giustificandosi con una improbabile esigenza di par
condicio.  Oltretutto  nessun  regolamento della Commissione di Vigilanza è
stato  emanato  fino  ad  ora,  dunque   ieri si è deliberatamente messo il
silenziatore ai referendum”.
“E’  molto grave – concludono i senatori del PD –  che da una parte non sia
ancora  stato  approvato  il  regolamento  che governa l’informazione per i
referendum  –  regolamento  che  avrebbe  dovuto  già   essere in vigore – e
dall’altra, che ci si approfitti di questa colpevole mancanza per sottrarre
libertà  di informazione ai cittadini”.